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martedì 30 giugno 2009

CONDIZIONI DI LAVORO IN ESSE...CORTA

Riceviamo e pubblichiamo una lettera di un ragazzo che ha lavorato per un mese in una nota catena di ipermercati in pieno sviluppo.

Egregio direttore,
vorrei brevemente raccontare la mia (fortunatamente) breve esperienza di lavoro all’interno della grande distribuzione.
Da buon laureato (disoccupato come tanti) poco più di un mese fa accettai la proposta di un’agenzia di lavoro interinale, la quale ricercava per conto di una nota catena di supermercati in forte espansione nel nord Italia (ultimamente anche nella nostra provincia), degli allievi alla carriera direttiva (?) di negozio (titolo di studio richiesto: diploma o laurea).
Dopo 3 colloqui (Il primo di gruppo, il secondo con test psico attitudinali, il terzo singolo) mi è stato comunicata la mia “idoneità”. Preso dalla curiosità per l’inizio di un nuovo lavoro consultai diversi siti e forum nel web per cercare di capire quali fossero le peculiarità di questa professione: subito rimasi scioccato in quanto tutti sconsigliavano di intraprendere questa “carriera” per diversi motivi che più avanti citerò. Tuttavia non mi feci scoraggiare, anzi pensai che fosse impossibile che la realtà fosse proprio quella e mi dissi : “Saranno dei casi isolati, dovuti a delle singole persone che lavorano solo in quel/quei supermercato/i!”
Nei giorni successivi firmai il contratto (4 mesi, V livello del commercio; 37,5 ore settimanali) e nella stessa settimana iniziai a lavorare.
Da subito capii che le cose forse giravano veramente nella maniera descritta sul web:
Orari inesistenti, mi veniva comunicata solo l’ora di ingresso giorno per giorno (in poche parole sapevi quando entravi ma non sapevi quando uscivi). Turni davvero massacranti dove spesso si iniziava alle 6 del mattino fino alle 18 (10-11 ore a sbancalare e rifornire gli scaffali) con un’ora di pausa ( a volte un’ora e mezza). Il monte ore settimanale dunque superava abbondantemente quello del contratto stipulato senza che nessuno mi chiedesse se potessi/volessi fare quelle ore in più (però si sa com’è quando sei in prova e hai bisogno di lavorare devi stare zitto e tirare diritto). E’ vero non venivo legato con le catene, ma alla mia richiesta, per loro probabilmente “eccessiva”, di avere degli orari (mi son stati dati ma dopo questa “concessione” il loro comportamento nei miei confronti peggiorò notevolmente!) o di andare a casa dopo 9 ore di lavoro un venerdì (avevo già abbondantemente superato il monte ore settimanale!), mi è stato poco educatamente (dapprima in negozio in mezzo alla clientela, poi in un angolo del magazzino) spiegato che di orari non ce ne sono, “se vuoi star qui ti devi adeguare (ai non orari!!ndr), altrimenti quella è la porta” oppure “non me ne frega un c***o del contratto che hai firmato tu fai le ore che ti diciamo”, il tutto ovviamente corredato da un bel turpiloquio! (Misi a conoscenza anche la massima carica del supermercato di ciò ma mi rispose “sono cose che scappano suvvia”, “sono dette per spronare le persone”). Dunque contando che il riposo settimanale è di una sola giornata il tot di ore ammontava tra le 50-60!
Per andare in pausa o in bagno era necessaria l’autorizzazione o del capo reparto o del vicedirettore (una pausa timbrata per legge mi spettava al mattino ed una al pomeriggio di 10 min l’una) . Più volte mi è stata negata ( a volte non mi è stata fatta fare, altre rinviata di qualche ora!) e alla mia frase : “ma a me scappa ora, non tra 2 ore” la risposta è stata “mettiti il catetere”!!!
Altre frasi “celebri” son state:
“La tua vita la modelli su questo lavoro, non organizzare niente senza chiederlo, perché non saprai mai a che ora finirai di lavorare”.
“Le visite mediche le devi concordare con noi, in quanto tu essendo il paziente, cioè colui che paga, puoi pretendere dal medico di farla quando vuoi, cioè quando te lo diciamo noi”
“Entro 9 minuti devi aver messo a scaffale tutta la corsia se no mi inc***o”. Ogni 2-3 minuti passavano a controllare quello che facevo, mai son stato visto con le mani in mano o chiacchierare, ma ovviamente ci volle molto più tempo per fare quel lavoro e venivo puntualmente ripreso!
Esplicativa la frase che mi fu detta il primo giorno : “Non potrò mai dirti di lavorare velocemente perché i sindacati potrebbero avere da dire (a proposito ricordati che qui non voglio sentire parlare di sindacati!), da me sentirai la parola ritmo!”

Episodi come questi sono stati all’ordine del giorno. Mi sembra giusto metterVi a conoscenza delle condizioni di lavoro alla quale io ( e centinaia di altre persone, basta fare una piccola ricerca nella rete) sono stato sottoposto. Mi sono sentito davvero trattato come un oggetto e umiliato.


Cordiali saluti.

2 commenti:

  1. mi trovo anch'io nella stessa situazione. Perchè non informare l'ispettorato del lavoro?

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